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Oramai il natale è alle porte, per questo molte famiglie oltre a preparare i regali da mettere sotto gli alberi, si apprestano alla spesa per la cena della vigilia e del pranzo di natale. A Napoli, poi, ci sono quelli che il 24 dicembre passano l’intera giornata a cucinare per tutta la famiglia, perché il menù della vigilia è quello più importante delle Feste e deve essere preparato con cura.

La tradizione vuole che tra i piatti più tradizionali sempre presenti sulle tavole delle famiglie napoletane troviamo la famosa "nzalat e rinforzo", per sostenere la "magra cena" a base di pesce, preparata con cavolfiore lessato, olive verdi, cetriolini, cipolline, giardiniera, peperoni dolci o piccanti, tutti sottaceto e acciughe sotto sale,

Per continuare non può mancare "o baccalà e o capiton indorati e fritti", secondo la tradizione, mangiato per scongiurare il male.

Infine dato che la la tradizione è sacra e va rispettata, ecco quindi dulcis in fundo, gli struffoli, palline di pasta frolla fritte ricoperte di miele millefiori e "diavulilli"(confettini colorati allo zucchero e all’anice).


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A duecento metri da Forcella sorge una delle chiese più importanti della città, ovvero il Duomo di San Gennaro, sede dell'arcidiocesi della città di Napoli. In realtà il nome originario è cattedrale metropolitana di Santa Maria Assunta, costruita attorno al 1300, fortemente voluta da Carlo II D'Angiò, allora re di Napoli. Tuttavia durante gli anni si sono susseguiti diversi interventi come quelli del 1349 dove il campanile e la facciata caddero, per essere poi ricostruiti nel XV secolo in stile gotico. Ancora tra il '600 e il '700 furono necessari degli interventi strutturali a causa dei terremoti che danneggiarono la struttura, e videro gli interventi barocchi nelle cappelle, arricchite da decorazioni marmoree e in stucco. Ma fu soprattutto tra la fine dell'ottocento e l'inizio del novecento che la struttura assume le sembianze neogotiche che tutt'oggi apprezziamo.










Il Duomo di Napoli oggi, dopo gli interventi di restauro avvenuti negli anni.


Proprio qui il 19 settembre di ogni anno, si attende che avvenga il cosiddetto "miracolo di San Gennaro", il cui fenomeno, ovvero "lo scioglimento del sangue ", rappresenta per il popolo napoletano una credenza foriera (nel caso in cui avvenga) di buona sorte. Inoltre all'esterno del Duomo, è situato anche il museo del Tesoro di San Gennaro, che ospita numerosissime opere d'arte, gioielli, argenti donati nel corso dei secoli come segni di devozione al santo patrono della città.

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Nel cuore storico di Napoli tra corso Umberto, via Duomo e Spaccanapoli troviamo Forcella. Qui gli edifici sono sgarrupati e rimasti quelli della Napoli antica pre-terremoto, tutto sembra lasciato a se stesso, eppure il quartiere Forcella ha una storia antica iniziata 2300 anni fa quando i coloni greci approdarono sulle coste di Napoli.

L’origine del nome di questo quartiere napoletano è legata alla forma della via principale del quartiere; all’incrocio tra via Forcelle e via Giudecca Vecchia, sembra appunto una “forcella”.

Secondo un’altra ipotesi, invece, il quartiere deve il suo nome alla scuola di Pitagora che dal XIII al XIX secolo ebbe la sua sede nel quartiere. Il suo emblema era proprio una Y, utilizzata poi anche nello stemma del seggio di Forcella.



Forcella oggi e la sua forma a forca


Una delle porte d’ingresso a Forcella è sicuramente piazza Calenda custode di più di duemila anni di storia con le mura greche, il cosi detto cippo a Forcella.


Qui sorge il Teatro Trianon Viviani, che vide sul suo palcoscenico Totò e i De Filippo ed in epoca più recente Peppe Barra ultimo erede di un teatro napoletano comico d’autore.

Quello che resta oggi sono le pietre antiche, poste disordinatamente e denominate cippi, da qui l'associazione con qualcosa di antico, vecchio, "o cipp a furcell" per l'appunto.

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