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A duecento metri da Forcella sorge una delle chiese più importanti della città, ovvero il Duomo di San Gennaro, sede dell'arcidiocesi della città di Napoli. In realtà il nome originario è cattedrale metropolitana di Santa Maria Assunta, costruita attorno al 1300, fortemente voluta da Carlo II D'Angiò, allora re di Napoli. Tuttavia durante gli anni si sono susseguiti diversi interventi come quelli del 1349 dove il campanile e la facciata caddero, per essere poi ricostruiti nel XV secolo in stile gotico. Ancora tra il '600 e il '700 furono necessari degli interventi strutturali a causa dei terremoti che danneggiarono la struttura, e videro gli interventi barocchi nelle cappelle, arricchite da decorazioni marmoree e in stucco. Ma fu soprattutto tra la fine dell'ottocento e l'inizio del novecento che la struttura assume le sembianze neogotiche che tutt'oggi apprezziamo.










Il Duomo di Napoli oggi, dopo gli interventi di restauro avvenuti negli anni.


Proprio qui il 19 settembre di ogni anno, si attende che avvenga il cosiddetto "miracolo di San Gennaro", il cui fenomeno, ovvero "lo scioglimento del sangue ", rappresenta per il popolo napoletano una credenza foriera (nel caso in cui avvenga) di buona sorte. Inoltre all'esterno del Duomo, è situato anche il museo del Tesoro di San Gennaro, che ospita numerosissime opere d'arte, gioielli, argenti donati nel corso dei secoli come segni di devozione al santo patrono della città.

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Nel cuore storico di Napoli tra corso Umberto, via Duomo e Spaccanapoli troviamo Forcella. Qui gli edifici sono sgarrupati e rimasti quelli della Napoli antica pre-terremoto, tutto sembra lasciato a se stesso, eppure il quartiere Forcella ha una storia antica iniziata 2300 anni fa quando i coloni greci approdarono sulle coste di Napoli.

L’origine del nome di questo quartiere napoletano è legata alla forma della via principale del quartiere; all’incrocio tra via Forcelle e via Giudecca Vecchia, sembra appunto una “forcella”.

Secondo un’altra ipotesi, invece, il quartiere deve il suo nome alla scuola di Pitagora che dal XIII al XIX secolo ebbe la sua sede nel quartiere. Il suo emblema era proprio una Y, utilizzata poi anche nello stemma del seggio di Forcella.



Forcella oggi e la sua forma a forca


Una delle porte d’ingresso a Forcella è sicuramente piazza Calenda custode di più di duemila anni di storia con le mura greche, il cosi detto cippo a Forcella.


Qui sorge il Teatro Trianon Viviani, che vide sul suo palcoscenico Totò e i De Filippo ed in epoca più recente Peppe Barra ultimo erede di un teatro napoletano comico d’autore.

Quello che resta oggi sono le pietre antiche, poste disordinatamente e denominate cippi, da qui l'associazione con qualcosa di antico, vecchio, "o cipp a furcell" per l'appunto.

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Tra le materie prime di alta qualità ritroviamo sicuramente il pescato del giorno, selezionato e scelto dal proprietario Gennaro "ngopp e mur"(vico soprammuro) per servire al meglio la clientela



In un semplice piatto di coccio è possibile ritrovare un'esplosione di sapori di mare: cozze, vongole, gamberi, calamari e sconcigli. Il tutto accompagnato dall'alta qualità della pasta di Gragnano, da pomodorini freschi a km 0 e un tocco di olio piccante.


"La cucina di per sè è scienza, sta al cuoco farla diventare arte"

Tra le gustose e ricche pietanze da provare assolutamente all'Antica Osteria Pisano, sicuramente c'è il pignatiello, una combinazione perfetta di mare che viene esaltata ancor di più, se accompagnata da un buon vino bianco.



Un classico piatto della cucina napoletana, tipicamente chiamato "pignatiello all'amalfitana". In origine la ricetta è composta da pomodorini san marzano ,aglio, pane raffermo passato in forno e tagliato a tocchetti a cui vanno aggiunte vongole, gamberi puliti, cozze, polipetti, calamari ed un tocco di olio a crudo e prezzemolo tritato finissimo. L'Antica Osteria Pisano attraverso una leggera rivisitazione del piatto, sostituisce il pane con la pasta fresca di Gragnano, l'olio a crudo con uno leggermente piccante, aggiungendo ai classici frutti di mare anche sconcigli e cannolicchi, facendolo così diventare un primo e secondo piatto a tutti gli effetti che merita di essere provato.

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